Questo scritto è la rielaborazione della quinta parte di un articolo precedentemente pubblicato nel 2016 all’interno del volume collettaneo “Polis Europa”, redatto a seguito di una conferenza internazionale.

Il tema trattato continua a mantenere una rilevanza significativa ancora oggi; anzi, in molti casi, ha acquisito un’importanza ancora maggiore rispetto a qualche anno fa. 

Europa come sistema complesso

5. L’Europa è un sistema complesso

di Marinella De Simone

Il termine “Europa” pare derivi dal semitico ereb, che significa “là dove è buio”, indicando la terra dove tramontava il sole per i Fenici insediati in Siria, termine ripreso poi dai Greci intendendo le terre poste a nord, dove vivevano i barbari.
L’Europa non è definibile geograficamente: non è un continente, non è un’isola, non ha confini definiti. Come affermano Edgar Morin e Mauro Ceruti:

“L’Europa geografica non ha un centro fisso. Nel corso della sua storia, i suoi centri si sono spostati e nuovi centri sono apparsi. […] L’Europa ha frontiere permeabili, a geometria variabile, che subiscono slittamenti, rotture, trasformazioni. […] L’Europa sfugge a ogni rigida polarizzazione geografica: non è un occidente contrapposto a un oriente; non è un nord contrapposto a un sud” .

Verso Est, l’Europa non è che una penisola: un piccolo capo del continente asiatico, come l’ha definita Paul Valéry. Verso Sud, il Mediterraneo è un confine incerto: è il “mare interno” dell’antico Impero Romano e la culla della civiltà europea. Verso Ovest, l’Atlantico sembra definirne geograficamente i confini; ma non possiamo dimenticare che, con l’età moderna, le Americhe sono divenute le “nuove Europe”, e così pure l’Australia e la Nuova Zelanda.
Non è l’assetto geografico che a priori definisce il territorio europeo; l’Europa è definibile solo storicamente, e quindi culturalmente: il territorio diviene una variabile della volontà umana, e non viceversa. L’Europa varia al variare della storia, divenendo la manifestazione delle continue scelte che gli uomini hanno compiuto – o non compiuto – nel tempo.
Un esempio piuttosto recente nella storia d’Europa: le banconote dell’euro stampate dal 1° gennaio 2002 riportano sul retro una cartina d’Europa; può sembrare un elemento semplice da definire, ma non lo è. Alcuni Paesi che erano in procinto di entrare nell’Unione Europea – come Malta e Cipro – non sono state incluse, mentre altre – come la Svizzera e la Norvegia, la Bielorussia e parte della stessa Russia sono state incluse. “Sul retro si è voluta aggiungere una bella cartina geografica. Cosa di più asettico di una cartina, si sarà pensato. E invece non c’è nulla di più geopolitico”.
Si tratta quindi di considerare l’Europa come un processo dinamico, soggetto a continui mutamenti, sia nel tempo che nello spazio. Ovvero, come un sistema complesso.

  1. Le dinamiche nello spazio: cambiano i confini, cambiano i popoli

I confini sono incerti: passano da uno Stato all’altro, si fanno impermeabili fino a divenire muri e filo spinato; sono soggetti a tensioni, conflitti, guerre. Oppure sono totalmente permeabili, fin quasi a scomparire: si trasformano in una passeggiata in bicicletta, in una arrampicata in montagna, in una nuotata nel lago.

Le migrazioni sono continue: provocate dall’intolleranza religiosa, dalla pulizia etnica, dalle emigrazioni forzate, dagli arrivi in massa di immigrati in fuga da stermini, cataclismi o povertà. L’Europa è sempre stata soggetta a movimenti di migliaia, a volte milioni di persone: spostamenti di popoli, culture, religioni, etnie che hanno continuamente rimodellato la stessa idea di Europa.

Anche ora assistiamo a nuove dinamiche nello spazio: cambiano di nuovo i confini, da invisibili si stanno trasformando nuovamente in blocchi di frontiera, fili spinati e muri; dall’integrazione degli stranieri ai blocchi fuori e dentro l’Europa per impedirne l’accesso.

  1. Le dinamiche nel tempo: tra evoluzione e distruzione 

I mutamenti nel tempo rappresentano un processo irreversibile: la storia non consente di tornare indietro. Ogni scelta effettuata nei diversi bivi di cui è costellata la storia influisce e modifica l’assetto europeo.

Le dinamiche nel tempo, pur se possono apparire graduali o addirittura statiche, sono soggette ad improvvise rotture: dei veri e propri salti evolutivi tra civiltà e barbarie, tra la disintegrazione entropica nel caos e l’emergere di un sistema più complesso con nuove qualità, grazie alla sincronia che accomuna d’improvviso i suoi elementi.

L’Europa è quindi un sistema complesso, costantemente in bilico tra ordine e caos, tra evoluzione e distruzione. Ogni processo che si è risolto con una evoluzione ne ha modificato la forma in modo radicale.

Nel 1492 si ha la prima forma d’Europa: il formarsi di quella che sarà definita l’Europa moderna. L’Europa trova una sua identità con l’avvio del primo processo di globalizzazione su scala planetaria.

Da un lato il formarsi dei primi Stati-Nazione, dall’altro il manifestarsi dell’intolleranza religiosa; la Spagna sarà il fulcro di questo triplice processo: globalizzazione, formazione dello Stato-Nazione, intolleranza religiosa verso ebrei e musulmani, che segnerà il destino della storia d’Europa fino al rischio della sua disintegrazione totale.

Il 1941 segna un nuovo momento cruciale nella storia europea, una metamorfosi evolutiva al bivio tra disintegrazione totale e rinascita sotto nuova forma: con il Patto Atlantico, l’Europa, da “terra del tramonto” diventa “l’Occidente”, territorio collegato idealmente e materialmente agli Stati Uniti d’America, con conseguenze enormi sia sul proseguimento della guerra sia su tutti gli assetti successivi alla guerra stessa. Alla conclusione del conflitto mondiale nel 1945, finisce l’Europa moderna per trasformarsi in una identità meta-nazionale che pensa l’Europa come un progetto da realizzare per volontà comune.

Il 1989 rappresenta una metamorfosi meta-nazionale dell’Europa: insieme al crollo del muro di Berlino cade subito dopo l’ex impero sovietico, che arretra verso oriente, lasciando scoperti verso l’Europa i paesi dell’Est ed aprendo alla possibilità di un loro ingresso nell’Unione Europea.

Questo articolo è stato pubblicato in Polis Europa, Europäische Akademie Bozen, 2016

La foto di copertina è di Mojca-Peter da Pixabay

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