Accordi generativi e prospettiva sistemica
di Francesca Todeschini e Aurelio Riccioli
Confrontarsi con la realtà sociale, sia che si tratti di una relazione commerciale tra due soggetti, che della stipula di un contratto o di un complesso progetto di sviluppo territoriale, ci offre la possibilità di sperimentare concretamente il grado di consapevolezza delle parti coinvolte nella relazione stessa.
La consapevolezza che qui ci interessa non riguarda l’aspetto tecnico delle conoscenze e competenze di tipo commerciale, giuridico o progettuale che si è chiamati necessariamente a dispiegare sul campo – qualcosa che ha contorni ben definiti, che è normato e codificato, che ha un carattere asettico, prevedibile, abiotico. Riguarda piuttosto le connessioni che mettono in rapporto un attore sociale con l’altro su piani non sempre immediatamente percepibili. Possono essere connessioni che già esistono, ma non sono manifeste, oppure sono correlazioni potenziali in attesa di uno spazio di possibilità, un enabling environment che offra loro l’opportunità di venire alla luce.
Sviluppare un senso sottile per queste connessioni ci porta a sperimentare la comunità di cui siamo parte come una realtà vivente che reagisce beneficamente a ciò che di intangibile le portiamo incontro.
Il sintonizzarsi di cuori diversi ad una medesima realtà, è l’ac-cordarsi e l’accordo può essere uno strumento per sancire anche formalmente la qualità della relazione già maturata o che si desidera sviluppare assieme.
E’ essenziale tuttavia che tali accordi incarnino innanzitutto il concetto di generatività. Da un punto di vista etimologico, infatti, “la radice latina gen che si trova nel termine “generare” è rinvenibile in tutta una serie di termini quali ‘generosità’, ‘genialità’, ‘genitore’, ‘genesi’, ‘gente’, ‘genuino, ‘originale, ‘ingegno’, e esprime l’idea di qualcosa che ‘viene alla luce’, ‘germoglia’ e che è capace di durare nel tempo lasciando un segno, fino a creare una tradizione (come nel caso di una gentes, cioè di una famiglia)”[1] Lo ius gentium nel diritto romano era il complesso delle norme giuridiche fondate sulla ragione naturale (naturalis ratio) comune a tutti i popoli (gentes) che avevano raggiunto un pari grado di sviluppo. Questo significato antico risuona con la visione sistemica che anima il nostro approccio alla vita in quanto chiave di lettura per sviluppare comportamenti e relativi accordi che siano più adeguati possibile al contesto attuale e, quindi, maggiormente efficaci.
Inoltre, la stessa parola “felicità” deriva dal latino ‘fecundus’ che indica appunto la capacità della vita di generare altra vita. ‘Ciò che è vivo dà frutto’, scriveva Schelling. E per capire se una pianta è viva o morta, guardiamo se anche da rami apparentemente secchi riesce a spuntare qualche nuovo germoglio”[2]. Secondo la chiave di lettura offerta dall’approccio sistemico, la natura è immanentemente rigenerativa in quanto eco-sistema fatto di altri sistemi autopoietici e auto-organizzati.
Ancora più espressivo e in risonanza con il nostro approccio è il verbo greco γίγνομαι (gignomai) che può significare “nascere da”, quando regge il genitivo, “essere“, quando sostituisce il relativo ausiliario, ‘far essere, ‘far accadere’, ma anche “diventare”. Da questo verbo deriva il latino –gnosco (‘cognosco’, conosco) e il fratello inglese to know. Il riferimento è quindi alla capacità, tipicamente umana, di mettere al mondo, di creare e di conoscere; tutte azioni che si fanno insieme.
Ben al di là dell’aspetto biologico (il mettere al mondo un figlio) “generare” è espressione di quella energia interna che apre le persone al mondo e agli altri, così da metterle in grado di agire efficacemente e contribuire creativamente a ciò che le circonda. Facendo essere, la generatività ci fa essere, ci fa creare e ci fa anche conoscere perché ci mette in contatto.
La generatività presuppone la capacità di sentire il mondo di interazioni che ci coinvolge e si sostanzia di azioni trasformative che ci rendono le persone capaci di gestire una libertà che non è consumo individualizzato, ma opera inter-relazionale.
La scienza della complessità può insegnarci che come partecipanti a un sistema dinamico complesso il nostro obiettivo deve essere la partecipazione appropriata, non la previsione e il controllo (Goodwin, 1999a). Il modo migliore per imparare a partecipare in modo appropriato è prestare maggiore attenzione alle relazioni e alle interazioni sistemiche, mirare a sostenere la resilienza e la salute dell’intero sistema, favorire la diversità e le ridondanze a scale multiple, e facilitare l’emergere positivo attraverso l’attenzione alla qualità delle connessioni e dei flussi di informazioni nel sistema.
La generatività è dunque un’azione consapevole, diretta a uno scopo liberamente scelto, rispettosa del contesto e aperta al futuro. Una cultura umana rigenerativa è sana, resiliente e adattabile; si prende cura del pianeta e della vita nella consapevolezza che questo è il modo più efficace per creare un futuro prospero per tutta l’umanità.
Diventiamo quindi consapevoli che la collaborazione crea ricchezza e dalla collaborazione emergono idee e azioni che in precedenza non appartenevano individualmente a nessuno: il pensiero emergente è una consapevolezza e conoscenza nuova che, con il tempo, diventa appartenenza di tutti.
In quest’ottica i sistemi viventi suggeriscono nuovi modi di progettare e innovare nonché creare condizioni che siano ‘conduttrici di vita’. Ci indicano anche e in quale modo si possono concludere accordi efficaci in quanto generativi e rigenerativi.
Accanto alla generatività, acquisisce particolare importanza il concetto di ecosistemicità nel momento in cui ci volgiamo verso il più grande sistema di relazioni che ci riguarda in quanto siamo tutti interconnessi. Quando parliamo di ecosistemicità ci riferiamo a sistemi aperti, auto-organizzanti ed autopoietici. Questi sistemi sono:
- formati da una componente abiotica (business as usual) e da una componente biotica (generativa);
- interconnessi con altri ecosistemi, assieme ai quali formano dei macro-ecosistemi;
- che tendono a raggiungere e a mantenere nel tempo un equilibrio dinamico e quindi una particolare stabilità evolvente; che reagiscono al cambiamento sollecitato.
L’apprendimento di questi principi consente un approccio che si focalizzi sulle relazioni funzionali e sui processi all’interno degli ecosistemi e che utilizzi pratiche di gestione adattiva.
Ma come enfatizzare e promuovere la generatività e l’approccio ecosistemico attraverso degli accordi generici tra soggetti i più diversi e in contesti del tutto eterogenei?
Ad esempio per:
- sostenere una mediazione per gestire conflitti personali o commerciali tra individui, gruppi o sistemi connessi;
- rigenerare una relazione business già esistente incorporandovi una intenzione nuova condivisa tra le parti che superi la relazione attuale;
- promuovere relazioni tra i diversi attori di un progetto territoriale multi-stakeholder per portare ad evidenza della comunità il capitale intangibile generato;
- promuovere accordi per la gestione delle pubbliche amministrazioni come scuole e università;
La strada che stiamo seguendo prevede lo sviluppo di un modello di accordo – che provvisoriamente ha preso il nome di Accordo Generativo – che nella sua struttura sia “contenitore” dei due principali concetti sistemici che informano tutte le derivazioni specifiche – “generatività” ed “ecosistemicità” – e che risulti aperto ad ulteriori estensioni e specializzazioni.
Nella sua forma base, AG è essenzialmente un gentlement agreement che possiede una determinata struttura, ha il valore legale di una lettera d’intenti e offre già a questo livello un template che può essere immediatamente utilizzato.
Da questa forma base possono discendere varie specializzazioni o caratterizzazioni che possono ereditate – tutte o in parte – dalle implementazioni concrete che ne derivano. Ad esempio si possono esplorare ulteriormente le possibilità generative rimanendo all’interno di un gentlement agreement oppure si può desiderare di ‘esportare’ generatività in accordi più cogenti dal punto di vista legale e concludere contratti di intergeneratività.
Abbiamo quindi immaginato e co-creato la filogenesi degli AG, includendo e integrando l’aspetto contrattuale strettamente inteso, che pure esiste ed è indissolubilmente legato al fare business, con la finalità di bene comune per andare oltre l’evocazione del principio retorico, oltre i torti e le ragioni.
Ne è emerso, secondo un processo tipico della complessità, un modello astratto di AG con le sue possibili derivazioni concrete per servire bisogni generativi altrettanto concreti. Riteniamo che non sia possibile individuare a priori tutte le interconnessioni perché crediamo fortemente che, per quanto una astrazione sia necessaria, ogni accordo intergenerativo comporti un processo di adattamento al caso concreto anche attraverso una certa libertà di personalizzazione – modello aperto.
In conclusione, poichè i fenomeni complessi non prevedono ricette o soluzioni che una volta adottate possano garantire sempre l’ottenimento del risultato, siamo consapevoli del fatto che una visione di complessità richiede strategie di azione e percorsi di apprendimento rivisitabili, così come la capacità di stringere accordi commerciali efficaci e duraturi nel tempo.
Vogliamo quindi promuovere scelte soggettive di senso, proiettare l’azione verso il futuro e aggiungere valore sociale. Per queste ragioni, riteniamo che un accordo che contenga questi principi e sia così inteso, possa diventare un potente strumento per contribuire a dare voce ai contesti professionali e organizzativi che scelgono di dare valore alle relazioni personali e commerciali, che operano in ottica di un apprendimento continuo co-creato con intelligenza flessibile, che osservano e connettono le cose insieme, aumentando il numero di domande generative da porsi in ottica ecosistemica.
Francesca Todeschini, Avvocato consulente di gestione dei conflitti in contesti di complessità, Mediatore civile e commerciale, Counselor sistemico.
Aurelio Riccioli, ingegnere informatico, consulente IMO, co-founder della community People R-Evolution.
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Bibliografia di riferimento:
Mauro Magatti, suo contributo nel volume “Da Simmel a Baumann La sociologia come scienza della libertà”, Mimesis Edizioni 2020.
Fritjof Capra, “Vita e natura. Una visione sistemica” Aboca Edizioni, 2014 e
Daniel Christian Wahl “Designing Regenerative Cultures”, 2016
Fritjof Capra e Hazel Henderson “Crescita qualitativa. Per una economia ecologicamente sostenibile e socialmente equa” Aboca Edizioni 2017
note:
[1] estratto da http://generativita.it/it/generativita/
[2] estratto da https://www.benecomune.net/rivista/rubriche/parole/generativita-sociale/
Questo articolo è stato pubblicato su
http://www.francescatodeschini.it/accordi-generativi-e-prospettiva-sistemica/
La foto di copertina è di 272447 da Pixabay
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