Questo scritto è la rielaborazione della seconda parte di un articolo precedentemente pubblicato nel 2016 all’interno del volume collettaneo “Polis Europa”, redatto a seguito di una conferenza internazionale.
Il tema trattato continua a mantenere una rilevanza significativa ancora oggi; anzi, in molti casi, ha acquisito un’importanza ancora maggiore rispetto a qualche anno fa.
Europa come sistema complesso
2. È necessario comprendere il caos
di Marinella De Simone
Federico Rampini conclude la sua Introduzione al libro “L’Età del Caos” chiedendosi se il caos possa essere visto con altri occhi:
“Il Caos può diventare per noi un’opportunità? Che cosa possiamo imparare dalla mappatura del Disordine dominante? Crisi e opportunità sono una parola sola, in mandarino. Il filosofo greco Socrate, nel ritratto che ci tramanda Aristofane con la commedia Le Nuvole, considerava il Caos come una divinità. Più vicina a noi, è la matematica post-newtoniana ad avere fatto della Teoria del Caos uno dei suoi sviluppi più importanti. La direzione imboccata dagli scienziati è assai diversa dall’accezione negativa e catastrofista del disordine, dell’anarchia e dell’assenza di regole “lineari”. […] Lo studio del caos si è allargato all’astronomia, alla meteorologia, alla biologia, e ovviamente all’economia” .
È necessario quindi comprendere il caos, uscendo dall’abisso apocalittico che così facilmente porta con sé.
La teoria del caos, sviluppatasi a partire dagli anni ’60 del secolo scorso grazie all’uso dei computer nell’analisi dei fenomeni naturali, è uno dei principali apporti allo studio dei sistemi complessi, quei sistemi definiti appunto come “sistemi all’orlo del caos”, ovvero sistemi che riescono a mantenersi in un equilibrio dinamico tra ordine e disordine, senza precipitare nel caos disintegrandosi.
Un aneddoto riguardante la teoria del caos, che richiama gli studi compiuti dal meteorologo americano e docente al MIT Edward Lorenz, definisce “effetto farfalla” ciò che, in termini più tecnici, viene definito come “dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali”; secondo questo aneddoto, il battito d’ali di una farfalla a Rio de Janeiro può provocare un anno dopo un uragano a New York. Si tratta evidentemente di una metafora un po’ spinta che ha contribuito a diffondere, pur semplificandola, la teoria del caos. Essa è stata tuttavia utile nel comprendere come eventi semplici, e spesso impercettibili se non addirittura insignificanti ai nostri occhi, possano generare in un tempo sufficientemente lungo eventi imprevisti e difficili da correlare alle cause che li hanno determinati. Secondo questa visione, fenomeni estremamente semplici possono instaurare un meccanismo dinamico tale da generare fenomeni complessi, grazie al processo ricorsivo che essi assumono. Come abbiamo scritto in un libro pubblicato nel 2008 (Dario Simoncini, Marinella De Simone, Il Mago e il Matto. Sapere personale e conoscenza relazionale nella rete organizzativa, McGraw-Hill, 2008):
“Noi tutti crediamo, alquanto ingenuamente, che fenomeni semplici diano luogo ad altri fenomeni semplici, e che solo fenomeni complessi possano dar luogo ad altri fenomeni complessi; studiando i sistemi dinamici ci si è accorti, invece, che una tale linearità non esiste nella realtà e che spesso piccoli eventi di natura semplice possono determinare eventi di natura complessa, proprio perché sono in interazione con altri fenomeni in un ambiente vivente che si evolve.”.
Questi fenomeni apparentemente semplici generano uno schema di variabilità definito da Lorenz stesso come “attrattore strano”: uno spazio che racchiude le possibili variazioni dell’intero sistema, che non diventano mai ripetitive, eppure si muovono seguendo una forma tipica di intreccio a doppio anello che consente di riconoscere una sorta di ordine di tipo diverso da quello tradizionale di tipo statico.
Si tratta infatti di un ordine dinamico che racchiude in sé “la storia” degli eventi che lo hanno preceduto, senza che si possa prevedere con esattezza in quali punti passerà il sistema ma anche senza che esso sfoci nel caos indifferenziato o che si disintegri. Si parla a questo proposito di “caos deterministico”, proprio per differenziarlo dal caos di tipo apocalittico fondato sulla disintegrazione dell’esistente.
I sistemi complessi sono perciò sistemi che mantengono la propria integrità senza precipitare nel caos e pure, allo stesso tempo, non sono né stabili né prevedibili.
Comprendere la differenza tra sistemi complessi e sistemi caotici consente di operare affinché la scelta tra ordine e disordine non diventi dicotomica; non si tratta più, semplicisticamente, di scegliere tra il caos e la distruzione da un lato e la stabilità e la prevedibilità dall’altro. Si tratta di percorrere una terza via che non è solo filosofica ed etica: è la via seguita da quasi tutto ciò che ci circonda, che spontaneamente emerge e che chiamiamo “vivente” .
Questo articolo è stato pubblicato in Polis Europa, Europäische Akademie Bozen, 2016
Leggi l’articolo precedente di “EUROPA COME SISTEMA COMPLESSO”:
>> 1. La seduzione del caos e il clima apocalittico
La foto di copertina è di 652234 da Pixabay
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