Questo scritto è la rielaborazione della settima parte di un articolo precedentemente pubblicato nel 2016 all’interno del volume collettaneo “Polis Europa”, redatto a seguito di una conferenza internazionale.

Il tema trattato continua a mantenere una rilevanza significativa ancora oggi; anzi, in molti casi, ha acquisito un’importanza ancora maggiore rispetto a qualche anno fa. 

Europa come sistema complesso

7. Metamorfosi europea

di Marinella De Simone

Jeremy Rifkin parla, a questo proposito, di “Sogno europeo”, in contrapposizione al vecchio “Sogno americano”, ormai obsoleto:

“Per gli americani la sola vera preoccupazione è come migliorare la propria condizione, traendo il meglio da sé: lottare per un futuro migliore, sul piano materiale ed emotivo, è la radice del Sogno americano e la maggior parte degli immigrati negli Stati Uniti sceglievano di dimenticare il proprio passato e di sacrificare il presente in cambio di benefici futuri. Il Sogno europeo, al contrario, è molto più ambizioso: gli europei vogliono conservare la propria eredità culturale, godere la vita presente e creare un mondo sostenibile e pacifico, per un futuro ragionevolmente prossimo. E, oltre a tutto questo, desiderano definire una politica basata sull’inclusività, ovvero che rispetti ugualmente il sogno personale di ciascuno: un impegno che supera ogni possibile immaginazione”.

Il libro di Rifkin è del 2004 e, purtroppo, sembrano passati già moltissimi anni da allora ed il Sogno europeo sembra essersi trasformato in un’utopia, soprattutto con il sopraggiungere della crisi del 2008 che non ha fatto che aggravare il contesto politico e sociale europeo.

Cosa è necessario fare oggi perché possa attuarsi il Sogno europeo?

“La domanda da porsi è quale nuovo legame condiviso spingerà la gente a trascendere le obsolete lealtà, per rendere il Sogno europeo universale e realizzabile. In termini più semplici, per quanto non sia un compito facile, bisognerà essere disposti a passare dall’adesione ai diritti e doveri che discendono dalla proprietà legata al territorio all’adesione ai diritti e doveri umani universali, legati alla nostra comune esistenza sulla terra”.

È necessario, perché questo possa avvenire, un “New Deal Europeo”: il formarsi di un nuovo contratto sociale che trovi le sue basi nello sguardo ampio necessario per comprendere i contesti locali ed il loro integrarsi in contesti globali; che includa tutte le parti sociali nell’affrontare le dinamiche di interdipendenza dei problemi da affrontare con una politica coordinata sui temi della sicurezza, della coesione sociale, dell’educazione, della disoccupazione, dei flussi migratori, dell’inquinamento, delle città e del decentramento territoriale, dell’innovazione tecnologica e della ricerca, della politica fiscale. Tutto questo, se lasciato in mano alle forze disgreganti che si stanno manifestando in modo evidente in Europa, non solo non può essere risolto, ma diventa esso stesso motivo e fattore di ulteriori forze centripete, acuendo i problemi anziché risolverli e sfociando, inevitabilmente, nel conflitto globale.

La possibile scelta europea è, ancora una volta, tra la frantumazione di sé od una nuova metamorfosi evolutiva: tra i confini che ridiventano frontiere ed il ritorno dell’Europa ad essere un’appendice del continente asiatico, al divenire un’identità sovra-nazionale anche politicamente, costituendosi in una federazione di Stati; un’identità multipla fatta di diversità culturali accomunate da un unico desiderio di civiltà e civilizzazione globale.

La metamorfosi è un processo di trasformazione di un sistema complesso all’orlo del caos, soggetto a spinte così forti che possono distruggerlo e che pure riesce a superarle aumentando la propria complessità interna ed evolvendo ulteriormente:

“Un sistema che non riesce ad affrontare i suoi problemi vitali può disintegrarsi. Ma può anche intraprendere una metamorfosi, trasformandosi in un sistema più ricco e più complesso, in grado di affrontare questi problemi. Le metamorfosi, per quanto improbabili, sono possibili”. (Edgar Morin, Elogio della metamorfosi, La Stampa, 14/01/2010).

Questo articolo è stato pubblicato in Polis Europa, Europäische Akademie Bozen, 2016

La foto di copertina è di TheAndrasBarta da Pixabay

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