Il Festival della Complessità del 2015 non è ancora terminato, ma si può già cominciare a tirare le somme di quanto è stato fatto fino ad oggi e ad esprimere alcune considerazioni.
Iniziato 5 anni fa in un’unica località – Tarquinia – con 3 giornate di eventi programmati, si è via via allargato in tutta Italia con tantissimi eventi diversi, legati dal filo rosso dei principi-cardine della teoria della complessità: auto-organizzazione ed emergenza. Il Festival della Complessità ha acquisito sempre più nel tempo un’impostazione sistemica, trasformando quelli che sembravano vincoli insormontabili in opportunità di sviluppo e di crescita: il Festival quest’anno è arrivato in 50 città e gli eventi sono stati finora 149 a cui hanno presumibilmente partecipato almeno 8.000 – 10.000 persone, dando vita ad una pluralità di iniziative diverse. Tanti i modi di parlare di complessità: conversazioni, spettacoli, convegni, seminari, animazioni, psicodrammi, proiezioni di filmati, narrazioni, laboratori; tante e diverse le tipologie di argomenti trattati: da “Medicina, welfare e salute” a “Management, economia e lavoro”, da “Psicologia e psicoterapia” a “Comunicazione ed arte”, da “Reti sociali, digitali e Big Data” a “Filosofia ed epistemologia”, da “Territorio ed ambiente” a “Formazione ed eventi creativi” per finire con la “Comprensione sistemica del reale”.
Il Festival stesso è una metafora della complessità; è infatti un sistema che “emerge” grazie al grande lavoro svolto dall’associazione fondatrice del Festival, Dedalo ’97, ed in particolare dall’ideatore e coordinatore Fulvio Forino con il coordinamento editoriale di Valerio Eletti ed il coordinamento organizzativo di Franco Bifulco, Alessandro Perfumo e Vincenzo Romeo; ma emerge anche grazie al contributo dei diversi Partner Organizzatori e Promotori che, da maggio ad agosto, propongono l’approccio sistemico e complesso in decine e decine di eventi per strade, piazze, librerie, teatri, musei. Sicuramente il grande lavoro svolto da ognuno nel proprio piccolo mondo è stato – e continuerà ad essere sempre più – una rete che consente alle persone di trovare suggerimenti e proposte nuove che assumono grande rilevanza nel comprendere ciò che sta avvenendo in modo più relazionale e sistemico, ed il Festival – con la diffusione che sta generando in ogni parte d’Italia – è un grande motore che aiuta tutto questo.
Per concludere, una mia considerazione personale: sono convinta che le condizioni stiano cambiando e che l’interesse da parte delle persone stia crescendo attorno ai temi toccati dalla teoria della complessità; il timore e, per certi aspetti, il rifiuto che percepivo fino a una decina di anni fa ormai è quasi svanito, lasciando il posto a curiosità e partecipazione. Forse i tempi difficili che stiamo attraversando sotto tutti gli aspetti – da quelli sociali ed economici a quelli ambientali e politici, fino agli aspetti più personali legati alla cura della persona – almeno servono a sollecitare l’abbandono dei vecchi punti di riferimento ormai inutili per cercare nuove strade, più legate alla consapevolezza dell’interconnessione.
Per approfondimenti:
Il Complexity Institute ha organizzato per il Festival della Complessità 2015 una serie di incontri in diverse parti d’Italia:
- a Chiavari il 23 maggio con l’Incontro-Dibattito “Il Noi Sociale”
- a Milano il 27 e 28 maggio con il Seminario “Ripensare il management in un mondo interconnesso”
- a Trieste il 6 giugno all’interno del Convegno “Meravigliosa Complessità”
- a Udine il 4 e 5 luglio all’interno del Festival “Conoscenza in Festa”
per informazioni:
info@complexityinstitute.it
Cell. +39-327-3523432