Il punto critico

 Dopo un tempo di declino viene il punto di svolta

di Marinella De Simone

Dopo un tempo di declino viene il punto di svolta. La luce intensa che era stata scacciata ritorna. C’è movimento, ma non è determinato per violenza. Il movimento è naturale, sorge spontaneamente. Perciò la trasformazione di ciò che è invecchiato diventa facile. Il vecchio viene rifiutato e ad esso subentra il nuovo. Entrambe le misure sono in accordo con il tempo; perciò non ne risulta alcun danno.

(I Ching)

 

Tipping point o punto critico

Malcolm Gladwell, nel suo libro pubblicato nel 20001, parla di “tipping point” o “punto critico” descrivendolo così: “Il punto critico è il momento in cui si raggiunge la massa critica, la soglia, il punto di ebollizione”. Improvvisamente, si manifesta un cambiamento di dimensioni rilevanti al quale non eravamo assolutamente preparati e che può avere enormi conseguenze.

Gladwell paragona questo tipo di fenomeni alle epidemie, sottolineandone l’analogia nello schema di funzionamento. Il modo in cui si diffondono i comportamenti delle persone, i problemi sociali o il modo in cui hanno successo idee o innovazioni tecnologiche, rispecchiano lo schema di diffusione di un virus. Forse, quando egli scrisse questo libro, eravamo poco preparati a immaginarne l’applicabilità, ma oggi siamo tutti molto più pronti a comprendere cosa significa contagiosità, propagazione, crescita o decrescita esponenziale, e l’emergere di fenomeni inaspettati. Ciò che ci insegna questo studio, e ciò che ci insegna la nostra recente esperienza collettiva con la pandemia da Covid-19, è che basta un ristretto numero di persone, o un ristretto numero di situazioni analoghe nel loro manifestarsi, affinché ci si sposti verso una certa ‘soglia’ – che non è dato conoscere in anticipo – superata la quale questi comportamenti o queste situazioni si propagano esponenzialmente, come un virus che infetta un’intera popolazione.

Cambiamenti improvvisi

Questo porta come corollario che piccoli cambiamenti possono avere grandi effetti – il famoso “effetto farfalla” di cui ormai quasi tutti hanno sentito parlare – scardinando così d’un sol colpo la nostra visione tradizionale che lega una causa al proprio effetto prevedibile e affidabile. Dalla visione lineare, in cui a una causa si correla per intensità e dimensioni un determinato effetto, si passa a una progressione geometrica di crescita o decrescita, in cui gli effetti risultano moltiplicati con se stessi, come il ripiegamento di un foglio effettuato più e più volte, il cui spessore cresce così tanto ad ogni piegatura da poter – teoricamente – coprire la distanza dalla Terra al Sole, perdendo così qualunque approccio di proporzionalità a cui siamo abituati.

Il superamento del punto critico comporta un cambiamento improvviso, che non riusciamo a spiegare con le nostre categorie tradizionali di pensiero. Non si tratta di un cambiamento graduale, ma di qualcosa che è sfuggito alla nostra percezione, proprio perché frutto di relativamente pochi comportamenti o di poche situazioni intrecciate tra loro, e che hanno effetti molto più elevati di quanto ci saremmo potuti aspettare.

Il problema è che la contagiosità non è una caratteristica che riguarda solo alcuni specifici elementi – come il virus – o alcune specifiche situazioni o alcuni specifici comportamenti che potremmo catalogare come tali. La contagiosità riguarda potenzialmente qualunque fenomeno, oggetto, idea, comportamento: è il modo in cui si connettono tra loro, la loro interdipendenza, a determinarne o meno l’effettiva contagiosità e propagazione e, quindi, il manifestarsi del tipping point e, a cascata, i forti cambiamenti improvvisi che queste interconnessioni generano.

Il tempo del volgimento o punto di svolta

Nell’I Ching, considerato anticamente l’oracolo a cui rivolgersi per ricevere consigli su azioni da compiere che potessero essere improntate alla saggezza taoista e confuciana, il segno Fu – tradotto come “Il tempo del volgimento” o anche “punto di svolta” – viene subito dopo il segno Po, “Lo sgretolamento”. Quest’ultimo rappresenta l’immagine di una casa il cui tetto cade a pezzi, sgretolandosi, e raffigura tempi avversi, in cui ciò che è ignobile, oscuro, ha combattuto contro la forza nobile e luminosa, non direttamente ma con continue azioni impercettibili, svuotandola man mano dall’interno fino a farla crollare. La scelta saggia in questi tempi avversi consiste, secondo l’oracolo cinese, nel non-agire, adattandosi alla situazione e attendendo il suo declino.

Poi segue il segno che rappresenta “il tempo del volgimento”, in cui una linea di luce rientra dal basso, aprendo la via al cambiamento. Riappare così la forza della luce che prima era stata scacciata, ed il tempo delle tenebre è finalmente passato. La fase del decadimento è terminata, e viene il tempo del volgimento: è un movimento naturale e non forzato, in cui viene eliminato il vecchio e introdotto il nuovo. È un tempo in cui si formano pubblicamente associazioni di persone delle medesime idee e, come dice l’I Ching, “ogni aspirazione politica particolaristica è esclusa”. Quando è giunto il momento, tutto avviene da sé. È un movimento circolare, in cui la via è chiusa in sé – come l’immagine dell’Uroboro dell’eterno ritorno in cui la fine è anche un nuovo inizio – e dopo l’arresto e la non-azione tutto ricomincia a muoversi verso un nuovo equilibrio dinamico.

Crisi di percezione

Siamo in una policrisi, una crisi complessa e multidimensionale: crisi sanitaria, crisi economica, crisi sociale, crisi ambientale, crisi energetica, crisi geopolitica. Ognuna di queste crisi è causa ed effetto delle altre, in un intreccio inestricabile dal quale non si può uscire attraverso soluzioni già definite e conosciute, tenendo conto del fatto che non riusciamo nemmeno a comprendere il modo in cui sono l’una annidata nell’altra.

Crisi di questo tipo si possono riassumere in una sola frase: sono crisi di percezione.

Non riusciamo a leggere il presente nelle sue multiformi sfaccettature, e quando sembra di essere riusciti a farcene finalmente un quadro, ecco che cambia di nuovo forma, lasciandoci sorpresi e ancora più confusi di quanto fossimo prima. Una crisi di percezione si verifica quando cerchiamo di applicare le stesse categorie interpretative che funzionavano così bene fino a poco tempo prima, ma che ora mostrano tutta la loro inadeguatezza. Usiamo lenti sbagliate per osservare ciò che sta avvenendo, e abbiamo solo una visione confusa e sfocata che ci lascia incerti e insicuri.

La crisi percettiva diventa così una crisi cognitiva, in cui non siamo in grado di trovare – o, ancor peggio, di cercare – nuove strade di comprensione e di coerenza per affrontare con efficacia le crisi che ci coinvolgono nostro malgrado. L’errore più grande che possiamo fare è non capire che il mondo che prima davamo per stabile e affidabile, ora non esiste più.

Ci troviamo nello stretto passaggio tra “lo sgretolamento” del nostro vecchio mondo a cui sono state lentamente ma inesorabilmente consumate da dentro le risorse per la sua stessa sopravvivenza, e il configurarsi, forse, del punto di svolta verso un cambiamento in cui vengono introdotte nuove forze, nuove energie, che permettono il volgersi verso nuove possibilità che oggi non riusciamo nemmeno a intravedere.

Come tanti altri studiosi stanno sollecitando ormai da tempo, è tempo di aprirsi a un nuovo paradigma, una nuova percezione del presente: una visione della realtà interconnessa e interdipendente in cui tutti, esseri viventi e non viventi, siamo immersi. Per sollecitare nuovi pensieri, nuove prospettive, nuovi valori che aiutino ad affrontare le durissime sfide che ci attendono.

Se è vero che i comportamenti individuali e le idee possono propagarsi fino ad arrivare a una soglia critica, un tipping point, e se è vero che non c’è una correlazione lineare tra le azioni che compiamo e gli effetti che producono, sta a noi rendere i nostri comportamenti e le nostre azioni connesse tra loro, rendendoli contagiosi e propagatori di nuove visioni e nuovi valori, per poter preparare il tempo del volgimento, il punto di svolta del cambiamento.

Come scrisse Fritjof Capra in un suo libro già nel 19822: “La gravità e l’estensione globale della crisi corrente indicano che questo mutamento potrebbe risolversi in una trasformazione di dimensioni senza precedenti, un punto di svolta per l’intero pianeta”.

Questo è ciò che auspichiamo come trasformazione globale del modo di intendere la nostra presenza su questo pianeta, una linea di luce che entri dal basso allontanando le tenebre e ponendo fine al decadimento, avviando un nuovo ciclo di vita su questo pianeta.

Note

1 Malcolm Gladwell, Il punto critico. I grandi effetti dei piccoli cambiamenti, Rizzoli 2000 (Titolo originale: The Tipping Point, 2000).
2 Fritjof Capra, Il punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente, Feltrinelli 1984 (Titolo originale: The turning point, 1982).

La foto di copertina è di Bessi da Pixabay

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