Scenari complessi – Come si organizzano le cellule terroristiche?
La scorsa settimana, dopo il tragico attacco al Charlie Hebdo, Marinella De Simone, Claudio Bergamini e Valerio Eletti – docenti della Complexity Management School – sono stati intervistati da Angela Mariella al Giornale Radio di RaiTre riguardo ai fatti appena accaduti, dando in tre brevi interventi una lettura complessa di come le cellule terroristiche si organizzano, si riproducono, comunicano e si diffondono anche attraverso Internet ed i social network senza bisogno di eseguire ordini diretti o strategie perfettamente pianificate.
Alcune riflessioni scaturite dalle interviste:
A Marinella De Simone è stato chiesto – nel GR3 delle 8.45 del 12 gennaio 2015 – come sono organizzate le cellule terroristiche e che tipo di coordinamento hanno. Si è parlato di auto-organizzazione delle cellule terroristiche secondo gli stessi principi delle cellule biologiche, in cui i singoli elementi possono cambiare incessantemente purché si mantenga lo schema circolare delle relazioni e di come tale schema – il metabolismo nelle cellule biologiche – sia in grado di riprodurre e sostituire costantemente i componenti della cellula stessa.
Le cellule sono quindi capaci di organizzarsi da sole, senza bisogno di collegamenti diretti con l’esterno e senza che vi sia una gerarchia di comando; il modo in cui si coordinano non avviene perciò con comandi diretti esterni su cosa fare e come agire, quanto attraverso semplici inneschi che vengono letti come segnali di attivazione di una propria strategia locale e che possono variare continuamente, impedendo così di essere riconosciuti.
Non è necessario che le singole cellule siano a conoscenza di una strategia globale, quanto che perseguano il loro obiettivo specifico, attraverso poche e semplici regole: tra queste, uccidere il maggior numero possibile di persone e farsi identificare nell’attacco gridando “Dio è grande”. Ciò consente di rendere tra loro simili le cellule terroristiche qualunque sia il tipo di azione che eseguono, dall’attacco al Charlie Hebdo all’automobile lanciata contro un gruppo di persone, come accaduto poco prima di Natale sempre in Francia, rendendole allineate nell’essere identificate come “nemici religiosi”.
Se anche le singole cellule non hanno bisogno di una “visione globale”, le loro azioni hanno “effetti globali” sull’intero sistema europeo; come le cellule biologiche, non è necessario che esse siano a conoscenza del fatto che dalla loro esistenza molteplice possa emergere l’intero organismo vivente.
Il rischio evidente a livello globale è quello di un effetto domino e di contagio se i cittadini europei dovessero finire nella “trappola” dei terroristi reagendo agli attacchi in modo duro, considerando necessario schierarsi con l’una o con l’altra parte; ciò non farebbe che alimentare ulteriormente le fila dei fondamentalisti, portando ad una moltiplicazione esponenziale delle cellule terroristiche – proprio come avviene con le cellule tumorali – senza neanche bisogno di una regia esterna.
Ecco il link all’intervista (dal 6′ 15”):
http://www.rai.it/dl/grr/edizioni/ContentItem-4ee992ac-8578-41d2-a562-80c6e1607388.html
A Claudio Bergamini è stato chiesto – nel GR3 delle 8.45 del 13 gennaio 2015 – come i terroristi possono comunicare sfuggendo a tutti i controlli. In Internet noi navighiamo normalmente soltanto in superficie; in realtà è possibile muoversi senza essere indicizzati dai motori di ricerca e senza essere visti: è ciò che comunemente viene chiamato “deep web” e che corrisponde al 70 – 80% dei contenuti di Internet. Per chi non ha interesse a diffondere i propri contenuti sul web ad altri utenti sconosciuti, è possibile comunque dialogare con altri utenti “di fiducia” scambiandosi quantità enormi di contenuti; ciò rende estremamente difficile poter incrociare le informazioni e poterle interpretare ai fini della prevenzione.
Ecco il link all’intervista (dal 2’45”):
http://www.rai.it/dl/grr/edizioni/ContentItem-284c0992-7578-46cc-8488-f6fc5c41d61e.html
A Valerio Eletti è stato chiesto – nel GR3 delle 8.45 del 14 gennaio 2015 – che ruolo abbiano le reti online nella diffusione delle idee che sono alla base delle cellule terroristiche. Si è parlato di come le reti online, ed in particolare i social network, fungano da amplificatori ed acceleratori della diffusione virale delle informazioni e delle idee e di come essi esaltino la tendenza naturale a crearsi intorno delle nicchie di persone che concordano con ciò che si pensa, vedendo solo quello che si è selezionato con le proprie scelte nel tempo, generando quello che, in termini di teoria delle reti e della complessità, è chiamato “piccolo mondo”.
Tutto ciò porta automaticamente a pensare in termini di amici-nemici, esaltando l’animosità o peggio l’aggressività, fino all’insulto; i social network fungono così da aggregatori di gruppi, sia gruppi di terroristi che di loro “nemici”, facilitando la creazione di schieramenti e quindi di due fronti contrapposti. Queste reti online sono poi caratterizzate da una struttura particolare, che è la struttura tipica delle reti biologiche ed ecologiche che meglio si adattano all’ambiente resistendo agli attacchi esterni, una rete di isole collegate tra di loro da legami deboli, senza (o con una minima) gerarchia verticale. È una struttura che gli studiosi hanno individuato una decina di anni fa – chiamandola “rete a invarianza di scala” con “accrescimento preferenziale” – e che porta il sistema ad auto-organizzarsi.
Questa non è la struttura tipica solo delle reti online dei terroristi, ma è anche la struttura dei gruppi spontanei che attaccano le reti terroristiche in maniera più o meno efficace, ed a volte con un effetto boomerang, in particolare nelle reti dei gruppi islamofobi e di quelle dei gruppi negazionisti o complottisti. Va sottolineato come l’esistenza di nicchie di gruppi islamofobi e complottisti porti paradossalmente un grosso contributo al raggiungimento degli obiettivi dei terroristi: l’alimentazione efficace e immediata, in quanto online, di odio nei confronti di tutto l’Islam, che può portare i musulmani moderati ad avvicinarsi ai terroristi nella scelta bianco/nero, pro/contro, senza sfumature. Tutto ciò è poi riprodotto e amplificato nel deep web, la massa oscura di Internet che sfugge ai motori di ricerca tradizionali.